RIFLESSIONI



Vaccini, Libertà di cura, Omeopatia



Autore: Enrico Frontini (pediatra)
scritto il 26 aprile 2006

Personalmente la critica alla medicalizzazione della salute l’ho vissuta a cominciare dagli anni settanta (quando lessi "Nemesi Medica" di Ivan Illic) e recentemente mi sono interessato più da vicino al problema del conflitto d'interesse nella ricerca e nella pratica medica, tanto che ho partecipato come relatore ad un convegno a Livorno su questo tema. In verità il conflitto d'interesse è il motivo per il quale venendo a lavorare in Toscana 25 anni fa ho deciso di entrare nel Servizio Sanitario Nazionale come pediatra di base e non di intraprendere la carriera del pediatra privato.

LE VACCINAZIONI

I vaccini sono uno dei pochi strumenti veramente validi per migliorare la salute pubblica e individuale.

Che lo si voglia o no l'umanità nell'ultimo secolo ha compiuto un gigantesco esperimento sui vaccini. Questo esperimento ha senz'altro causato delle vittime e, come sempre, è proceduto per tentativi ed errori.

L'esperimento di cui parlo è la diffusione a livello globale delle vaccinazioni. E' dalla Dichiarazione di Alma Ata, del 1978, che le Nazioni Unite hanno riconosciuto le vaccinazioni come uno degli obiettivi chiave per migliorare la salute globale (gli altri erano il monitoraggio della crescita dei bambini, il trattamento della diarrea con le soluzioni reidratanti orali e il sostegno dell'allattamento al seno).

In seguito a questo indirizzo varie agenzie delle Nazioni Unite, soprattutto l'UNICEF e l'OMS hanno spinto fortemente su questa strada, raggiungendo risultati insperati.

Attualmente le vaccinazioni sono tra gli obbiettivi delle Millenium Development Goals, la nuova strategia mondiale delle Nazioni Unite per combattere la povertà e raggiungere un punto di equilibrio sostenibile per il pianeta.

Non esiste nessun Ministero della Sanità di nessun paese che non si avvalga di questo strumento. Non è credibile che tutti i governi del mondo, tutte le agenzie delle Nazioni Unite e tutte le Organizzazioni non Governative (per fare degli esempi: Medici senza Frontiere, Oxfam, Medicus Mundi e migliaia di altre) che lottano per mettere in atto questo programma, siano comprati dalle multinazionali del farmaco o così stupidi da non accorgersi che stanno avvelenando i propri popoli. Tra l'altro le Organizzazioni non Governative che ho citato sono proprio quelle che hanno combattuto una battaglia durissima contro le case farmaceutiche, ottenendo delle notevoli vittorie nel campo dei farmaci contro l'AIDS. Con la diffusione che hanno raggiunto le vaccinazioni di massa, se fosse vero quello che ne dicono i pochi detrattori, dovremmo vedere in maniera evidente, non solo statistica, i morti e i feriti.

Ho passato a varie riprese circa dieci anni della mia vita lavorando in paesi poveri e dagli anni settanta, quando andai a fare il servizio civile in Uganda, ho visto un cambiamento enorme. Il reparto per il morbillo nell'ospedale di Lacor, dove lavorai per quattro anni, è stato chiuso dopo che si diffuse la vaccinazione, la poliomielite che devastava i bambini sarebbe quasi eradicata a livello mondiale se le guerre non avessero impedito di spazzare via gli ultimi focolai dai quali l'epidemia riparte. E questi sono solo esempi. La mortalità infantile a livello mondiale è scesa da 250 a 90 per mille, in buona parte per una riduzione delle malattie vaccinabili.

Questi sforzi sono costati vite, sia trai vaccinati, ho vissuto anche questa esperienza tragica, sia trai vaccinatori. Sì, perché ci sono uomini e donne che sono morti in guerra o sulle mine, per riuscire a portare la vaccinazione a popolazioni sfortunate. Ne ho conosciuti in Afghanistan per esempio. Non posso accettare che vengano pensati come degli untori, quando sono degli eroi non celebrati.

In compenso le vite salvate non si contano a migliaia ma a milioni. Sicuramente in questo campo, come in gran parte della medicina esiste un problema di conflitto d'interesse delle multinazionali farmaceutiche e dei medici e ricercatori stessi. Questa è la battaglia da combattere, non quella contro i vaccini. Altrimenti, come ripeto spesso si finisce per buttare via il bambino con l'acqua sporca del bagno.

I medici poi devono continuare a imparare , a sospettare, a informarsi. Ad esempio è importantissimo chiedersi come fa Levitski (Childhood immunisation and chronic illness, N.Eng.J.Med. 350: 1380-1382, 2004) se stiamo scambiando le malattie infettive contro le malattie croniche degenerative. La risposta al momento è no.

In questo momento, anche nei paesi industrializzati, non solo in quelli poveri, le vaccinazioni, non tutte, si intende, quelle indicate per l'età e per la situazione epidemiologica del posto, sono uno strumento di salute formidabile.

LIBERTA' DI CURA

Non esiste libertà se non esiste l'informazione necessaria per scegliere. Dovendo scegliere tra due pacchetti uno sceglierà quello con la carta da regalo che più gli piace. Non è giusto: le due scatole devono essere trasparenti.

Due anni fa è morta la mia amica d'infanzia Donatella. Mi dispiace dover raccontare la sua storia, ma penso sia utile.

Donatella non doveva morire. Ha saputo di avere un cancro della mammella quando il tumore non era metastatizzato. Oggi nessuna donna a questo stadio dovrebbe morire. La mia amica da sempre si curava con la fitoterapia e mi aveva anche regalato molti libri su questo argomento. Ha voluto curarsi così e ha accettato la chemioterapia solo quando ormai il tumore era diffuso a distanza in maniera irrecuperabile.

E' questa libertà di cura? No questa è una tragica scelta sbagliata.Mi fa troppo male ripensare a Donatella e alla sua bambina e a suo marito che la amava molto, ma rifletto così:la lotta per la libertà di cura non deve essere chiedere che la cura Di Bella sia pagata dal Servizio Sanitario Nazionale, deve essere chiedere che le fonti di ricerca e di informazione siano indipendenti e qualificate:

Il Consiglio Nazionale della Ricerca (CNR) deve essere potenziato e finanziato adeguatamente, deve essere proibito il finanziamento privato a questo ente pubblico.

Le Università Statali devono essere rifinanziate e potenziate evitando la fuga dei cervelli.

Ogni ricercatore che faccia una affermazione pubblicandola in qualunque modo deve fare una dichiarazione di conflitto d'interesse, elencando tutti i finanziamenti che hanno permesso la ricerca e la loro fonte.

L'Agenzia di Farmacosorveglianza deve essere potenziata e analoghe agenzie devono essere create per sorvegliare tutte le pratiche mediche e lo standard di preparazione e aggiornamento dei curanti.

La TV di stato deve fare informazione pubblica senza alcun finanziamento privato.

Se vedete bene tutti i punti che ho elencato, col governo Berlusconi sono andati in direzione opposta. Il CNR è stato indebolito al punto che il direttore si è dimesso, le università sono state impoverite e spinte a collaborare col settore privato, le carriere dei ricercatori sono state rese precarie, spingendo i migliori ad andarsene, non parliamo di quello che è la televisione.

Il primo passo per la libertà è lo sforzo di avere una verità più indipendente possibile.

Nessuno poi vuole togliere al singolo il diritto di affidarsi a chicchessia, prima però deve aver avuto a disposizione l'informazione più corretta possibile (sono d'accordo che non esiste una "verità scientifica" ma solo un processo di apprendimento).

Ricordiamoci anche che chi è ammalato non è in una condizione psicologica idonea per scegliere indipendentemente, la responsabilità preponderante ricade su chi si prende cura di lui.

OMEOPATIA

Penso che si debba seguire la linea aperta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha da decenni un dipartimento per la ricerca sulle medicine alternative e si deve auspicare una integrazione di tutto ciò che appare utile ed efficace nella pratica medica corrente. Questo è in parte già avvenuto, ma deve essere sottoposto a critica e valutazione continua così come l'introduzione di farmaci nella medicina convenzionale. La medicina convenzionale negli ultimi 50 anni ha seguito la via della biologia molecolare che fu spalancata da Watson e Creek con la descrizione del funzionamento del DNA e fu codificata dal punto di vista filosofico da Jacque Monod. Su questa strada si sono descritti molti meccanismi con i quali funziona una cellula e tutto l'organismo, portando a progressi enormi nella comprensione di come si generano le malattie e come funzionano i farmaci.

In questo mezzo secolo l'omeopatia non è ancora riuscita a spiegarci cosa sia l'energia misteriosa che si genera nell'acqua distillata scossa. Gli esperimenti che dimostravano una modificazione persistente dello stato fisico dell'acqua in presenza di molecole grandi si sono rivelati non riproducibili. Quindi lo scetticismo verso questa pratica non deriva solo dalla mancanza di dati indipendenti e validi che ne dimostrino l'efficacia, ma soprattutto dalla impossibilità di comprenderne il meccanismo. Il fatto che l'omeopatia sembri funzionare anche sui bambini e sugli animali, dipende dalla capacità naturale di guarire degli organismi. Anche io curo la maggior parte dei casi che vengono alla mia attenzione solo con qualche consiglio e i pazienti guariscono quasi sempre, ma non sempre, solo con quello, senza l'uso di alcun farmaco o altro intervento.

Quindi quello che l'omeopatia sembra fare di buono è un effetto placebo e ben venga perché gli ammalati non hanno tanto bisogno di medicine quanto di essere ascoltati.

Tuttavia non si può dare la stessa dignità della medicina convenzionale a cure che, a differenza di altre pratiche tradizionali (ad esempio l'agopuntura), non hanno nemmeno una storia alle spalle. L'omeopatia ha poco più di un secolo e mezzo di vita ed è stata inventata da un medico che, lodevolmente, voleva fare star bene i suoi pazienti, ma non torna con tutto il resto delle conoscenze attuali, per quanto limitate queste possano essere.

Non si deve trascurare poi il problema del conflitto di interesse. L'omeopatia è un enorme business e da ciò derivano le pressioni perché sia accettata dal Sistema Sanitario Nazionale. La maggior parte dei medici che la praticano agiscono nel settore privato. I medici del settore pubblico raramente sentono il bisogno di ricorrere a questa pratica per risolvere i problemi comuni della gente. Quando il problema poi non è semplice ma grave, sicuramente i medici omeopatici stessi si tirano indietro. O almeno dovrebbero perché non si ripeta più il dramma della mia amica d'infanzia.

© Enrico Frontini

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