Nel libro "Trattato Italiano di Medicina Interna" pubblicato nel 1931, periodo in cui la malattia mietava tante vittime ed era in forte aumento, i sintomi vengono descritti minuziosamente. Riporto questa descrizione dei sintomi della polio perché mi sembra importante sapere qualcosa di più su questa malattia per valutare bene i rischi che i bambini corrono se non vengono vaccinati (il testo è scritto in un italiano un po' vecchiotto):
Si sogliono distinguere tre stadi nel corso della malattia:
- 1° stadio iniziale
- 2° stadio dello sviluppo delle paralisi
- 3° stadio terminale, delle paralisi atrofiche residue
Stadio iniziale - Questo stadio è preceduto, come in tutte le malattie infettive, da un periodo di incubazione, il quale di regola varia da uno a quattro giorni.
La malattia incomincia quasi sempre improvvisamente con abbattimento generale, cefalea, febbre, talora vomito e diarrea, oppure coi segni di una bronchite, od anche con quelli di un'enterite; in tal caso le feci sono puzzolenti e possono contenere muco, pus e sangue.
A questi sintomi si aggiunge frequentemente una lieve angina, senza che sulle tonsille si formi alcun essudato.
Spesso i malati sono intontiti di giorno ed assai agitati di notte. Possono presentare segni di reazione meningee, come dolore al capo, alla nuca ed al dorso, accenno al sintomo di Kernig ed iperestesia generale.
L'iperestesia e la tendenza a profusi sudori sono due sintomi molto importanti.
Un'altro sintomo del pari prezioso per il riconoscimento della malattia, quando però esiste, è rappresentato dalle contrazioni spontanee toniche e cloniche, insorgenti di preferenza negli arti che saranno più tardi paralizzati.
La febbre non è di un tipo ben definito: nella maggioranza dei casi dura da uno a tre giorni ed oscilla fra 38° - 39°, raramento preceduta da brividi. La febbre, quando sia molto elevata, dipende di solito da complicazioni polmonari od intestinali. Può cadere tanto per crisi che per lisi. Si verificano recrudescenze febbrili, specialmente all'inizio delle paralisi.
A carico del sangue quasi sempre esiste una marcata leucopenia con linfocitosi relativa.
Il liquido cefalo-rachidiano può fuoruscire a pressione aumentata; di regola è chiaro; l'albumina è in lieve aumento; così pure è aumentato il numero dei linfociti.
Questo stadio iniziale coi relativi fenomeni cerebrali può mancare od essere così lieve da passare inosservato.
Secondo stadio, dello sviluppo delle paralisi - Le paralisi compaiono di solito dopo il periodo iniziale o durante esso.
Nei piccoli bambini molte volte l'accertamento di una paralisi può riuscire difficile. Il medico diligente col controllo del tono dei muscoli, dei movimenti attivi e passivi, dei riflessi tendinei si metterà sempre in grado di poter precisare il comparire delle paralisi. Anche quelle paralisi, che sembrano manifestarsi di improvviso, di regola sono precedute da una diminuzione del tono muscolare, da una certa debolezza dei muscoli, che man mano si accentua fino alla paralisi.
Possono essere colpite le due gambe, od una gamba ed un braccio, o tutte e quattro le estremità, od i muscoli del tronco, del collo, della nuca, della faccia od anche i muscoli oculari.
La paralisi è flaccida, con perdita dei riflessi. I riflessi tendinei sogliono scomparire assai presto, specialmente alle gambe, anche se la paralisi non è completa. Molte volte la scomparsa dei riflessi patellari e del riflesso del tendine d'Achille è l'unico sintomo della malattia.
Questo stadio clinicamente comincia qualche giorno od anche qualche settimana dopo la caduta della febbre.
In questo periodo il bambino migliora nello stato generale e riacquista l'aspetto ed il buon umore, però persistono le paralisi flaccide, indolori, le quali di regola non permangono mai nella loro estensione primitiva, ma si restringono a pochi gruppi muscolari; talora nei casi più favorevoli scompaiono del tutto.
Col ricomparire della motilità degli arti ricompaiono anche i riflessi tendinei e ritorna il tono muscolare.
Questo periodo può prolungarsi per delle settimane e per dei mesi può verificarsi un progressivo miglioramento, che può condurre ad una guarigione anche completa; ma di regola permane una paralisi più o meno estesa.
Terzo stadio terminale, delle paralisi atrofiche residue - Tali paralisi purtroppo sono permanenti.
Può rimanere una paralisi completa di un arto o di una parte di esso, più frequentemente di una gamba, specialmente della muscolatura peroneale o della coscia; più raramente di un braccio con prevalenza al deltoide od ai muscoli dell'avambraccio o delle mani. La paralisi può interessare anche la muscolatura del tronco.
Naturalmente tutte queste paralisi residue possono compromettere il sistema osseo ed articolare. Così si possono avere incurvamenti della colonna vertrebrale in senso anteroposteriore od anche laterale. Nelle paralisi delle estremità possono restare indietro nello sviluppo le ossa lunghe degli arti non solo nel senso della lunghezza ma anche in quello dello spessore. Talora l'osso si incurva a causa dell'eccesso di funzione degli antagonisti rimasti indenni. Così il piede equino, che è uno degli esiti più frequenti, può rappresentare esclusivamente un tentativo di correzione dell'accorciamento della gamba. Fra gli esiti più frequenti oltre al piede equino si annoverano il piede varoequino, il genu recurvatum, ecc. Insomma può aversi una notevole varietà di deformità, per la conoscenza delle quali rimandiamo ai trattati di ortopedia.
La caratteristica di queste paralisi come già fu detto, è quella di essere indolenti, atrofiche e flaccide. Già dopo qualche settimana dall'inizio della paralisi si nota un'atrofia evidente dei muscoli colpiti, la quale può raggiungere alti gradi; l'atrofia può essere qualche volta mascherata da un notevole sviluppo di tessuto adiposo.
I movimenti passivi delle estremità paralitiche, per la mancanza o per la diminuzione del tono muscolare, all'infuori delle contratture, che si stabiliranno più tardi, sono in principio completamente liberi. Detti arti sono così flaccidi da rendere possibili movimenti abnormi e da far assumere agli arti paralizzati le posizioni più strane.
I riflessi tendinei alle estremità paralizzate sono assenti, e così pure i riflessi cutanei.
La sensibilità è quasi sempre mantenuta.
Prognosi - I casi di morte si osservano nel periodo iniziale. La mortalità è assai variabile da epidemia ad epidemia e secondo le località. Secondo alcuni la mortalità media sarebbe del 13%, ma probabilmente in questa percentuale non sono comprese le forme lievi ed abortive, così che devesi presumere che la mortalità sia assai minore.
La morte può essere dovuta a cause diverse; la causa più frequente è la paralisi del respiro di origine bulbare.
Superato il primo stadio della malattia la prognosi quoad vitam è favorevole, quooad valetudinem completam deve essere riservata, ma non completamente infausta poiché si sono viste scomparire anche paralisi assai gravi. Un decorso così favorevole si ha di regola allorché la paralisi dopo qualche giorno od una settimana comincia a migliorare. Quando la paralisi persiste oltre 4-6 mesi le probibilità di una guarigione completa sono molto minori, e se essa permane oltre l'anno può essere ritenuta definitiva.